Dopo essersi parzialmente trasformato in gigante ed essere riuscito a intercettare la palla di cannone, proteggendo Armin e Mikasa, Eren si libera dal corpo del gigante. Oscurati dalla coltre di fumo generata dall'impatto, Eren comunica agli amici la sua intenzione di raggiungere lo scantinato della sua vecchia casa per cercare delle risposte sull'origine dei giganti e sulla sopravvivenza del genere umano. Per far ciò propone due piani: il primo consiste nel trasformarsi in gigante e fuggire per conto proprio, condannandosi però come traditore e nemico agli occhi dell'umanità; il secondo prevede che Armin sia in grado di convincere Kitz sul fatto che Eren non sia una minaccia per gli uomini ma una risorsa. L'amico accetta, felice di potersi sdebitare con la dialiettica, dei tanti episodi in cui Eren e Mikasa lo avevano aiutato, ma nonostante riesca a muovere i sentimenti dei soldati, Kitz è ancora troppo spaventato e, senza sentire ragioni, si prepara a dare un nuovo ordine di attacco. Il comando è però interrotto dal comandante della regione militare del sud, Dot Pixis. Egli chiede a Eren se se la sente di trasformarsi nuovamente in gigante per bloccare la breccia nel muro esterno di Trost e cercare di riconquistare la città. Il giovane accetta nonostante non sia sicuro di riuscire a controllare la sua forma di gigante.